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venerdì 22 gennaio 2010

LA MALA EDUCATION

Uno ti urta in metropolitana e la prima frase che ti affiora sulle labbra é "mi scusi"


Ti dimentichi che, nell'insalata, sarebbe meglio mettere prima l'aceto e poi l'olio
sorridi, fai labbrino e poi dici "mi sono dimenticata, mi dispiace"


Mi ricordo che ero ragazzina e, come tutti i santissimi giorni che Dio ha creato,
passeggiavo in villa con le amiche parlando del più e del meno


Come al mio solito parlavo e gesticolavo
gesticolavo e,  novella Arianna, mi perdevo dietro al filo dei discorsi.


E a un certo punto SHDEEEEENG
una sonorissima tranvata
al quale è seguito il più prevedibile e concitato dei "mi scusi"


....ERA UN PALO!

giovedì 14 gennaio 2010

EQUILIBRI PRECARI E DISEQUILIBRI

Io cammino in un certo modo
mi muovo in un certo modo
mi fermo in un certo modo.


Ogni mio muscolo sa bene cosa fare
per questa sorta di intelligenza del corpo
che non sa o che non può mentire.


Se gli cambio le carte in tavole,
se introduco un disturbo,
se mi fratturo l'osso sacro che resta ruotato,
se prendo una storta scendendo dal Jebel Mussa,
ll mio corpo non ci mette mica poi tanto:
ridistribuisce le tensioni e si riporta a quello stato di equilibrio che conosce così bene
perchè è suo.


Per sentire quest'opera di aggiustamento costante bisogna forzarsi in una situazione di disequilibrio:
camminare come non si cammina mai,
stare immobili, senza possibilità di fuga, come non si sta mai.


Ma questa cosa anche la mente la sa,
è che lei è meno onesta,
lei mente!


E allora...
percorrere nuove strade,
accettare di perdersi,
accettare di guardare e sentire anche ciò che non ci piace,
per non restare incastrati nel labirinto delle vecchie abitudini e dei vecchi modi di fare.


EVOLUZIONE E ADATTAMENTO.


 


 

lunedì 23 novembre 2009

MEMENTO12

Giù la maschera!

E' la maschera che ti sei messa sul viso quella che ti fa più paura
ed è per paura che continui a replicarla.

giovedì 29 ottobre 2009

...E CAMMINA CAMMINA....

Storia di due orme un'ascia e una girandola.


Le due orme, piccole, piedi di bimba pucciati nel viola, dicono: «...e cammina cammina»
la girandola dice : «ho voglia di leggerezza»
l'ascia dice : «fendo, ma non sono maneggevole»
stanno -ma perchè? chi ce le ha messe?- ai piedi di una scala


deve essere una scala magica, i gradini cambiano colore
oooooooooooh
è alta, alta, altissima fino al cielo,
si perde tra le nuvole e il blu del cielo.


Le due orme di bimba han voglia di andare, di andare e di giocare, così senza pensarci
«facciamo a chi arriva primo?
chi arriva ultimo paga da bere!
.....pronti
.....partenza
VIAAAAA»


Le due orme partirono di corsa, allegramente, lasciando su ogni gradino delle gocce di viola;
la girandola prese a rotolare rimbalzando di gradino in gradino sospinta dal vento;
solo l'ascia non aveva fretta.
Si conficcava in un gradino, e poi, dandosi lo slancio col manico (come se fosse un colpo di reni)
spiccava un salto, roteava nell'aria fino a conficcarsi di nuovo tre gradini più su:
nessuna leggerezza, solo metodo, costanza e fredda determinazione.


Quanti saranno stati...due...tre balzi?
zac zac girandola andata


altri due...tre balzi?
zac zac orme finite


SONO ARRIVATA PRIMAAAAA
o ancora non sono arrivata?
e adesso, a chi pago da bere?








 




 


 

mercoledì 28 ottobre 2009

LA RABBIA ESAURITA

Quando ti verrebbe da spaccare tutto, da urlare come un'ossessa, da menare come un fabbro
E poi...ti passa!
O ti passa o te la fai passare.


L'espressione della rabbia non è urbana, va educata, imbrigliata, ripulita.


E di chi questa rabbia la solletica fino a farla esplodere, che cosa ne facciamo?
E' innocente o colpevole? Lo assolviamo?


Io direi che lo accendiamo!
Due gocce di benzina e un accendino non si negano a nessuno.


 


 


 

mercoledì 21 ottobre 2009

TOT METRI DI CATENA

Dicevano di me “E’ una bambina meravigliosa, dove la metti sta!”


Mica la capivo troppo sta’ cosa però…


i grandi erano loro, no? E non sono forse loro quelli che sanno le cose?


 


Adesso che quella grande sono io tocca a me far finta di aver capito.


 


Sono cresciuta legata a una catena, una catena magica mi sa,


perché man mano che io crescevo cresceva anche lei:


Io diventavo più alta, più forte e le sue maglie diventavano più resistenti;


Io diventavo “più grande e più matura” e lei si allungava, in modo da poter andare sempre un po’ più in là, sempre un po’ più lontano…


Il più lontano possibile!


 


Un bel giorno, non ricordo di preciso quale, qualcuno mi ha detto “ avrai una sorellina, sei contenta?


Una sorellina per giocare, pensa che bello!”


E un bel giorno, e questo me lo ricordo, cavoli se me lo ricordo, i miei mi hanno presa di peso


-neanche fossi una bambolina, un mucchietto di chiodini rimasti sul pavimento da spalettare via-


e piantata a casa di zia per andare a prendere la sorellina!


Il fatto che nel mio dialetto quando nasce un bambino si dice che ”la mamma se lo è comprato” sicuramente complica un po’ le cose…


 


Chiariamoci subito: quella non era una sorellina, quella non era neanche una bambina, quella era un mostro!


Più che urlare e strepitare a qualsiasi ora del giorno e della notte non faceva.


E poi, come si può giocare con qualcuno che non si può neanche toccare perché è piccola,


che ha sempre ragione perché è indifesa, perché non sa parlare, perché non sa camminare?


…comprarne una con meno difetti no?


 


Ma io non ero una bambina meravigliosa?


Evidentemente non ero più “abbastanza meravigliosa”…


 


Non avevo scelta:


spostarmi un po’ più in là a cercar qualcuno che mi trovasse ancora un po’ meravigliosa


ma soprattutto diventare sempre più brava, più buona , più educata in modo che la mamma potesse riconoscermi e venirmi a prendere per riportarmi a casa.


Una volta innescato il meccanismo è perverso, non si arresta.


E fu così che nel giro di pochi anni, 18 più meno, mi ritrovai quasi sul confine di stato.


E’ passato del tempo prima che cadessi rovinosamente pestando il muso…


Ma in cosa diavolo ero mai inciampata? Toh, una catena, ma di chi è?


 


Ancora una volta non avevo scelta:


 o restare attaccata alla catena o risalirla tutta fino... fino a dove? Fino a chi?


 


Maglia per maglia, come un alpinista, ho iniziato la mia risalita.


Prima con mano tremolante ed insicura, poi acquistando fiducia nella mia forza e nelle mie mani.


E a un certo punto mi sono addirittura concessa il lusso di sbagliare e di non continuare da sola, di farmi aiutare da altre mani:


mani amiche, mani sconosciute, mani innamorate…nei loro palmi mi rifletto e riesco a leggere il mio presente e sognare il mio futuro.


 


E più passa il tempo più mi avvicino al perno che regge la catena,


più mi avvicino al centro del mio cuore e più divento davvero io,


davvero meravigliosa!