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lunedì 1 marzo 2010

IO E DARWIN

Quando ero piccola, oltre a non stare mai zitta,
pensavo...
saltando anche un pò.


Quando ero piccola il primo di luglio si caricava la macchina a più non posso e si partiva per il mare,
un mese di mare!!!


Passava in fretta anche allora il tempo.

Al mio rientro fioccavano complimenti sulla mia abbronzatura
(la carnagione non proprio da scandinava aiuta
mentre le mie origini scandinave le tradiscono...le corna)
"machebellabambina, comeseiabbronzata, chemeravigliasembripropriounanegretta!"


Sono giunta alla conclusione, e cresciuta con l'idea, che
"nero é bello ma, purtroppo, non è per tutti"

Avrei potuto farne un teorema, con la mia vita per dimostrazione, se solo avessi saputo cosa è un teorema:
Ipotesi - Tutti i bambini nascono bianchi
(non avendone mai visto uno di altro colore...)
Tesi - Un bambino al sole si abbronza e diventa "proprio un bel negretto"


Io al mare ci stavo un mese, ce la mettevo tutta per abbronzarmi il più possibile "che il sole fa bene",
però poi mi riportavano a casa, sui monti, ed io non potevo che regredire e sbiadirmi!
ma vuoi mettere se uno al sole ce lo lasci....?!?!


 



 

mercoledì 3 febbraio 2010

IL MIO AMORE E' UN DRAGO

Adesso non ho tempo di raccontare perchè (mi tocca lavorare!)
ma è importante dirlo adesso...
 

mercoledì 25 novembre 2009

MI GIRANO I MARRONI

Qualche tempo fa mia madre mi ha mandato "un pacco"!
Un pacco postale, di quelli di cartone, con dentro un "pòdicosebuonechelànoncisono"
e tra questi beni di difficile reperibilità ecco arrivare 6 buste di castagne
(rigorosamente sottovuoto, così si mantengono).

Per la cronaca è arrivata anche una confezione di caffè Lavazza qualità rossa da 250g-
ma "solo perchè bisognava bilanciare il pacco", ci ha tenuto a specificare la genitrice/nutrice.

Sono stata colta dal panico!
E poi, vuoi per l'ansia di liberarmi, vuoi per la noia, vuoi perchè le occasioni si creano  e a volte si distruggono, vuoi perchè a volte le cose vanno così e basta  ecco arrivare l'idea:

TARTUFI DI CASTAGNE!

Si mettono a bollire le castagne (sbucciate, ma non proprio pelate)
con tanti odori buoni buoni buoni
cannella(rigorosamente in stecca)
alloro
semi di finocchio
chiodi di garofano
un pizzichino di sale, ma proprio q.b.

E si aspetta...
e mentre per la casa si diffonde l'odor della cannella che fa così festa, così calore...così casa, appunto!...
si può fare ciò che si vuole, meglio sarebbe non litigare o non tirar fuori discorsi pesi
che poi da fare ce n'è ancora tanto.

E quando le castagne cominciano a disfarsi si scolano

E non appena raggiungono una temperatura sopportabile per i poveri polpastrelli
(tanto se non c'è nessuno pronto a soffiare e a darti i bacini sulla punta delle dita non c'è motivo di soffrire,e neanche di far finta!) 
si toglie la pellicina
e poi si passa tutto al setaccio (il passaverdure della nonna funziona dadiooooo)

E poi si mette tutto in frigo a raffreddare un pochino

Alla passata di castegne ormai fredda si aggiunge
un pò di mascarpone (più o meno 1 parte di mascarpone per 5 parti di castagne)
un pò di zucchero (q.b....proprio come il sale)
e zucchero vanigliato.

E poi si mette tutto in frigo ancora per un pò, che tutto quel girare, rimestare ha scaldato un pò gli animi!

Mai disperare, che a questo punto, di questa ricetta, si vede ormai la fine:
si fanno delle palline di crema di castagna
(palline, mi raccomando, armatevi di santa pazienza e contenete le dimensioni)
e poi si girano e si rigirano nel cacao,
rigorosamente
amaro!

che questa ricetta finisca "amaramente", credetemi, non è un caso

perchè l'amaro non si attacchi al palato,
perchè il gusto morbido e dolce del cuore di crema venga fuori,
perchè si sentano, morbidi, tutti i profumi,

rum, rum e ancora rum!










 

venerdì 20 novembre 2009

ARROTATI TURNICATI...

A volte ho la netta sensazione di girare in tondo.


...E cammina cammina
...superati boschi, montagne, fiumi e città
mi guardo intorno e
ops
mi dico
"cara la mia principessina senza regno, tu di qua ci sei già passata"


A volte irritata, a volte dubbiosa,
la cara principessina non può che sedersi su un sasso e sbuffare
facendo svolazzare quella ciocca ribelle che proprio non ci sta a farsi fermare da quello sciocco diadema.


Ma sarà proprio vero?
Io queste cose le ho già viste davvero tali e quali, pari pari,
o ciclicamente ci devo ritornare per poterle riguardare con occhi diversi?


A star sedute su un sasso a pensare non cambia niente, vien solo notte.
Allora tanto vale rialzarsi e ricominciare a camminare e a girare.


PS: oggi sono stata dal gran mago di corte, il mio osteopata
verdetto
"doppia torsione lombare e dorsale...però....
questa doppia torsione non gliela avevo mai vista prima"


Lo adoro!!! è e sarà per sempre il mio "mani di fata"!!!

giovedì 20 agosto 2009

LA FANCIULLA SENZA MANI

Oggi vi racconto una favola:

Un mugnaio era caduto a poco a poco in miseria e non aveva più nulla all'infuori del suo mulino e, dietro, un grosso melo. Un giorno che era andato a far legna nel bosco gli si avvicinò un vecchio e gli disse: -Perché ti affanni a spaccar legna? Io ti farò ricco se in cambio mi prometti quello che c'è dietro al tuo mulino; fra tre anni verrò a prenderlo-.

"Che altro può essere se non il mio melo?" pensò il mugnaio; così acconsentì e s'impegnò per iscritto con lo sconosciuto, che se ne andò ridendo.
Quando il mugnaio tornò a casa, gli venne incontro la moglie e gli disse: -Di dove viene tutta questa ricchezza in casa nostra? Casse e cassoni sono pieni di roba, senza che nessuno sia venuto a portarla- Il mugnaio rispose: -Da un vecchio che ho incontrato nel bosco; in cambio mi sono impegnato a cedergli quello che c'è dietro il mulino-. -Ah, marito- disse la donna spaventata -ce la vedremo brutta: era il diavolo! E intendeva nostra figlia che spazzava il cortile dietro il mulino.
La figlia del mugnaio era una fanciulla bella e pia e visse quei tre anni nel timore di Dio e senza peccato. Quando venne il giorno in cui il maligno doveva prenderla, ella si lavò per bene e tracciò con il gesso un cerchio intorno a sé. Il diavolo comparve di buon mattino, ma non poté‚ avvicinarla. Incollerito disse al mugnaio: -Portale via tutta l'acqua, che non possa più lavarsi; così l'avrò in mio potere-. Atterrito, il mugnaio obbedì. Il giorno dopo il diavolo tornò, ma ella aveva pianto sulle sue mani, che erano pulitissime. Così non poté‚ avvicinarsi di nuovo e, furioso, disse al mugnaio: -Tagliale le mani; altrimenti non posso farle nulla-. Ma il padre inorridì e rispose: -Come potrei tagliare le mani a mia figlia!-. Allora il maligno lo minacciò e disse: -Se non lo fai, sei mio e prendo te-. Spaventato, il padre promise di obbedirgli. Andò dalla fanciulla e le disse: -Bimba mia, se non ti mozzo le mani, il diavolo mi porta via, e nello spavento gli ho promesso di farlo. Ti prego di perdonarmi-. Ella rispose: -Padre, fate di me ciò che volete, sono vostra figlia-. Porse le mani e se le lasciò mozzare. Il diavolo tornò per la terza volta, ma ella aveva pianto tanto e così a lungo sui moncherini che erano pulitissimi. Egli aveva perduto così ogni diritto su di lei e dovette andarsene. Il mugnaio le disse: -Per merito tuo ho guadagnato tante ricchezze che per tutta la vita voglio trattarti da regina-. Ma ella rispose: -Non posso rimanere qui; me ne andrò: creature pietose provvederanno di certo al mio bisogno-. Si fece legare i moncherini dietro la schiena e al levar del sole si mise in cammino e camminò tutto il giorno, fino a notte. Arrivò al giardino di una reggia dove, al chiaro di luna, vide degli alberi carichi di frutta; ma il giardino era circondato da un fosso. E siccome non aveva mangiato nulla per tutto il giorno e aveva tanta fame, pensò: "Ah, fossi là dentro e potessi mangiare un po' di quei frutti! Se no mi tocca morir di fame". Si inginocchiò, invocò il Signore e pregò. D'un tratto apparve un angelo che chiuse una cateratta, sicché‚ il fosso si prosciugò ed ella poté‚ attraversarlo. Entrò nel giardino e l'angelo la seguì. Vide un albero da frutta: erano belle pere, ma erano tutte contate. Ella si avvicinò e, per placare la fame, ne mangiò una staccandola con la bocca. Il giardiniere la vide ma, siccome c'era l'angelo, egli ebbe paura e pensò che la fanciulla fosse uno spettro; così non osò chiamare nè dir nulla. Dopo aver mangiato la pera ella fu sazia, e andò a nascondersi nel boschetto. Il mattino seguente venne il re cui apparteneva il giardino, contò le pere e, vedendo che ne mancava una, domandò al giardiniere dove fosse. Non era sotto l'albero, eppure non c'era più. Il giardiniere rispose: -La notte scorsa è venuto uno spettro senza mani e l'ha mangiata, staccandola con la bocca-. Il re disse: -Come ha fatto ad attraversare l'acqua, e dov'è andato?-. Il giardiniere rispose: -Un essere è venuto dal cielo, con una veste candida come la neve, e ha chiuso la cateratta prosciugando l'acqua. Doveva essere un angelo e io ho avuto paura, così non ho fatto domande nè ho chiamato. Poi lo spettro è scomparso di nuovo-. Il re disse: -Questa notte veglierò con te-. Quando fu buio il re si recò in giardino accompagnato da un prete che doveva rivolgere la parola allo spettro. Si sedettero tutti e tre sotto l'albero e attesero. A mezzanotte la fanciulla uscì dal boschetto, si avvicinò all'albero e mangiò un'altra pera, staccandola con la bocca; accanto a lei c'era l'angelo biancovestito. Allora il prete si fece avanti e disse: -Vieni dal cielo o dalla terra? Sei uno spettro o una creatura umana?-. -No- rispose ella -non sono uno spettro, ma una povera creatura che tutti hanno abbandonata.- Il re disse: -Se tutti ti hanno abbandonata, io non ti abbandonerò-. La prese con sè‚ nel suo castello, le fece fare due mani d'argento e, poiché‚ era tanto bella e buona, se ne innamorò e la prese come sua sposa. Un anno dopo, il re dovette partire per la guerra; raccomandò la giovane regina a sua madre, dicendole: -Quando partorirà abbiatene cura e scrivetemi subito-. La regina diede alla luce un bel bambino, e la vecchia madre si affrettò a scrivere al re per annunciargli la felice notizia. Ma per via il messo si riposò accanto a un ruscello e si addormentò. Allora venne il diavolo che cercava sempre di nuocere alla buona regina, e scambiò la lettera con un'altra in cui si diceva che la regina aveva messo al mondo un mostro. Quando il re lesse la lettera si spaventò e si rattristò profondamente, ma rispose che dovevano avere cura della regina fino al suo ritorno. Il messaggero ripartì con la lettera, ma si riposò nello stesso luogo e si addormentò un'altra volta. Allora tornò il diavolo e gli mise in tasca un'altra lettera nella quale era scritto che uccidessero la regina e il bambino. Quando la vecchia madre ricevette la lettera, inorridì e scrisse al re ancora una volta, ma non ricevette altra risposta, perché‚ ogni volta il diavolo dava al messo una lettera falsa e, nell'ultima, ordinava addirittura di conservare la lingua e gli occhi della regina come prova della sua morte. Ma la vecchia madre piangeva all'idea che fosse versato quel sangue innocente; così mandò a prendere, di notte, una cerva, le strappò la lingua e gli occhi e li mise da parte. Poi disse alla regina: -Non posso farti uccidere, ma non puoi più fermarti qui: va' per il mondo con il tuo bambino e non ritornare-. Le legò il bambino sul dorso, e la povera donna se ne andò con gli occhi pieni di lacrime. Arrivò in una grande foresta selvaggia; si inginocchiò a pregare e le apparve l'angelo che la condusse a una casetta sulla quale era una piccola insegna che diceva: -Qui si alloggia gratuitamente-. Dalla casetta uscì una fanciulla bianca come la neve che disse: -Benvenuta, Maestà!- e la fece entrare. Le tolse il bimbo dalla schiena e glielo pose al seno, perché poppasse, poi lo mise in un bel lettino già pronto. Allora la povera donna disse: -Come sai che ero una regina?-. La fanciulla bianca rispose: -Sono un angelo mandato da Dio per avere cura di te e del tuo bambino-. Ed ella visse sette anni nella casetta, sotto la tutela dell'angelo, e per la sua devozione, Dio le fece la grazia e le ricrebbero le mani. Intanto il re, quando rientrò a casa, volle vedere sua moglie e il suo bambino. Allora la vecchia madre si mise a piangere e disse: -Uomo malvagio, perché‚ mi hai scritto di uccidere due innocenti creature?-. Gli mostrò le due lettere scambiate dal diavolo e soggiunse: -Ho fatto quanto hai ordinato- e gli mostrò, come prova, la lingua e gli occhi. Allora il re si mise a piangere ancora più amaramente sulla sua povera moglie e sul figlioletto, tanto che la vecchia madre si impietosì e gli disse: -Rallegrati, è ancora viva: ho fatto uccidere di nascosto una cerva da cui ho tolto le prove; ma a tua moglie ho legato il bambino sul dorso, e le ho detto che andasse per il mondo e che promettesse di non tornare mai più, poiché‚ tu eri così adirato con lei-. Allora il re disse: -Camminerò fin dove il cielo è azzurro e non mangerò nè berrò finché non avrò ritrovato la mia cara moglie e il mio bambino, se non sono morti di fame-. Così errò qua e là per sette anni, cercandola per tutte le rupi; ma non la trovò e pensava che fosse morta. Per tutto quel tempo, non mangiò nè bevve nulla. Alla fine giunse nella grande foresta e trovò la casettina con l'insegna che diceva: -Qui si alloggia gratuitamente-. La fanciulla bianca uscì, lo prese per mano e lo fece entrare dicendo: -Benvenuta, Maestà!- e gli domandò di dove venisse. Egli rispose: -Sono quasi sette anni che vado in giro alla ricerca di mia moglie e del suo bambino, ma non riesco a trovarli; saranno morti di fame!-. L'angelo gli offrì da mangiare e da bere, ma egli non prese nulla e volle soltanto riposarsi un poco. Si mise a dormire, coprendosi il volto con un fazzoletto. Allora l'angelo andò nella camera dov'era la regina con il bimbo, che ella soleva chiamare Doloroso, e le disse: -Vieni con il tuo bambino, è giunto il tuo sposo-. La donna andò dove egli dormiva, e il fazzoletto gli cadde dal volto. Allora ella disse: -Doloroso, raccogli il fazzoletto a tuo padre e coprigli di nuovo il volto-. Il bimbo lo raccolse e gli coprì il volto. Ma il re l'udì nel dormiveglia e lasciò cadere apposta di nuovo il fazzoletto. Allora ella disse nuovamente: -Doloroso, raccogli il fazzoletto a tuo padre e coprigli di nuovo il volto-. Il bambino s'impazientì e disse: -Cara madre, come posso coprire il volto a mio padre se non ho padre sulla terra? Come potrei conoscere un uomo così selvaggio? Non è mio padre!-. In quel mentre il re si rizzò a sedere e chiese alla donna chi fosse. Ella disse: -Sono tua moglie, e questo è tuo figlio Doloroso-. Ma egli vide che aveva le mani vere e disse: -Mia moglie ha mani d'argento-. E l'angelo andò nella sua camera, prese le mani d'argento e le mostrò al re. Allora egli fu certo che quelli erano proprio la sua cara moglie e il suo caro figlio, e li baciò tutto contento. L'angelo di Dio li cibò ancora una volta insieme, poi andarono a casa dalla vecchia madre. Vi fu gran gioia ovunque e il re e la regina celebrarono nuovamente le nozze e vissero felici fino alla loro santa morte.


...Poi ne parliamo...

lunedì 13 luglio 2009

IL MIO BARBABLU'!

Sono stanca, tanto per cominciare! Pensare, ripensare, fumare, rigirarsi, ripensare, incazzarsi h24 logora.


Sono incazzata con me e col mondo...per non far torto a nessuno.


Sono sulla riva del fiume e guardo le rapide agitarsi sotto di me. Sono a un passo dal tuffarmi dritto dritto nel gorgo.


E allora mi concentro sul fiume, sul fiume di lacrime versate. Quel pianto matto e disperato, incontrollabile. Non avevo mai pianto così e non avevo mai pianto così tanto! RICORDATENE! E' il pianto di una bambina che mendica l'amore dei genitori, che implora che le si volgia bene per ciò che é anche se ciò che é  lei non lo sa. Sa solo che deve essere un pò più buona, un pò più brava, un pò più composta, un pò più educata, un pò più affettuosa, un pò più simpatica, un pò più accondiscendente. Questo amore se lo deve meritare.


Gran brutta cosa colludere con la bambina ferita!


Eppure mi piace raccontarmi questa storia:


C'era una volta una donna che incontrò un uomo (niente principi e soprattutto non azzurri, per carità!) Quest'uomo la portò nel suo castello, la accolse, la fece mettere a suo agio e le spalancò le tutte le porte....tutte tranne una! Non le disse niente ma il discorso era chiaro (la solita vecchia storia) c'era una stanza proibita in quel castello. Come tutte le stanze proibite certo sulla porta non c'era scritto  "qui non ti puoi avvicinare"! Eppure bisognava starne lontano! Ma mantenere le distanze non é cosa facile, é un problema di misura e per effettuate le misure ci vogliono metodo e strumenti. Vicina, troppo vicina...Ed ecco che l'uomo, una volta che l'ebbe a portata di mano, forse perchè la vedeva troppo grande, comincio a pensare a come ridurla e la prima cosa che gli venne in mente fu "vediamo se riesco a farla a pezzettini". Armato dei suoi coltelli più affilati (perché l'uomo ha una sorta di venerazione per i suoi coltelli ben affilati!) iniziò un'opera meticolosissima. La donna si fece sempre più piccina, sempre più lontana, ma questo non é bastato a salvarla!