sabato 1 luglio 2017

LA FIACCOLA DELL'ANARCHIA

Amico anarchico,
dissenteria non è l'urgenza di dissentire!

La fiaccola dell'anarchia
oooops
mi sa che ti si è spenta cadendo nell'acqua del cesso.

Splash




(Poi lo ammetto eh, io sono stronza)

domenica 11 giugno 2017

MALINCONICO POST

Lo conoscete voi a Vincenzo Malinconico?
No?
Mi dispiace assai, peccato!

Io ci ho passato più o meno quattro settimane. Il tempo di leggere i libri -tre per l'esattezza- e di rileggerne due su tre
(perché il primo, non sapendo, me lo sono goduto pagina per pagina. Con gli altri due, ingorda, mi ci sono fatta un sonoro abboffatone dicendomi "Tanto poi te li rileggi con calma. Mo però non ti distrarre, leggi, vai avanti. E muoviti").

Poiché qualcuno si è preso la briga di dire che "l'attesa del piacere non è forse essa stessa il piacere?" io, che sono di indole gentile, mi sono presa la briga di verificare mettendo un altro libro tra il primo e il secondo. Praticamente un sorbetto, o quasi; superfluo, demodé, potenzialmente indigesto oltre che fuori posto perché da che mondo è mondo il sorbetto si colloca tra il secondo di carne e quello di pesce.
Tra il primo e il secondo il sorbetto non ci sta.
E infatti l'ho lasciato quasi tutto. Dopo i primi due/tre capitoli scucchiaiati a forza si, l'ho lasciato. OH!

Si vede che a me 'sta procrastinazione ossessiva del piacere non mi si confà.

Sto divagando. Sarà per questo che mi piace Malinconico, pure lui divaga. Uh se divaga.
Tipo, avete presente quando clicchi sul contenuto di una cartella e non sai come dai l'OK a  "apri tutti i files"?
Ecco: lo schermo ti si riempie di fogli virtuali sovrapposti che tu cerchi di chiudere e invece no, loro sono troppi per un solo mouse e quindi finisce che ogni click ne mette in evidenza uno, come pescar dal mazzo.

Sto divagando. Perché in origine mica vi volevo parlare di Malinconico.
Malinconico è la scusa, è l'antefatto, è la mia divagazione numero zero.
Rumore, Sex & Raffa, La porta avanguardistica del "chissà se va" le sue numero uno, due e tre.
E non si può restare a file spenti difronte a quel gran genio della Raffa.
Così anch'io comincio a divagare, per l'esattezza Ricomincio da tre!

E' un attimo che mi ritrovo in cucina, all'ora di pranzo a casa di Giannino e Peppina.
E allora so che è domenica. Di che anno, con precisione, non so ma di sicuro non oltre l'ottantotto.
In televisione il TG o TGL'una? mostrano, niente di meno, la Raffa Nazionale in udienza dal papa.
Non so come dire ma nonmenepotevafregaredimeno mi sembra piuttosto adeguato.
Ero distratta, sicuro. Giannino no. Ha visto tutto il servizio poi si è alzato da tavola e prima di franare sulla poltrona ha esclamato lapidario "'sta schifosa!" (mi raccomando la pronuncia della sch, è importante)
E mi sa che ancora ero distratta quando è arrivato Malinconico e click, ha aperto il file.
Quel gran genio della Raffa, che non si è mai sposata, si è presentata con il compagno alla sua destra, l'ex compagno alla sua sinistra, un maschio umano ridotto a un pupazzo alla sinistra della sua sinistra...difronte al Papa.

Quel gran genio della Raffa!!!

PS: E compratevela la trilogia di Malinconico!
Arrangiati, Malinconico di Diego de Silva

Non pensavo che a Napoli esistessero dei Diego prima dell'avvento di Maradona. Per dire.



mercoledì 3 maggio 2017

OGNI COSA HA IL SUO TEMPO

Aprile l'ho perso per il dolce dormire,
con Maggio riprendo, adagio adagio.

mercoledì 29 marzo 2017

MEMENTO 53

La prossima volta che, durante una conferenza o evento affine, un fine oratore
pronuncia la fatidica frase
"come se dovessi spiegarlo a mia madre"

alzati e a testate riassortiscigli i connotati.

(e allora si, se chiamerai in causa mamma, non saprò darti torto)

lunedì 20 marzo 2017

BESTIE DI SCENA

[Bestie di scena di Emma Dante]


Così, nudo e crudo.
Nudo come è il corpo, crudo come è lo sguardo.
Il mio sguardo posato impietosamente su me stessa quando mi sono accorta di quanto avessi chiamato a raccolta tutto ciò che so, tutto ciò che ho imparato, tutto ciò che ho compreso,
tutto,
pur di non sentire l'unica cosa che c'era da sentire: la vergogna.

Un faro sparato addosso,
uno schiaffo in piena faccia,
uno sputo negli occhi.

Guarda. Guardati.

Siamo così belli quando ci riduciamo ad essere quello che siamo,
vulnerabili.
Ridursi all'essenziale è faticoso, a tratti doloroso, mai liberatorio.

Nel rendermi vulnerabile li ho amati.
Ciò che ci può liberare, forse, è la responsabilità.
E di niente posso essere responsabile se non dei miei occhi.





lunedì 6 marzo 2017

TAMARREIDE NUMMERO "C!"

Barcellona 4/3/2017
Con buona pace di Equitalia anche questa promessa la sto rispettando, e con essa il debito annesso.
Un minimo di ritardo, ma poco poco poco, uno-due giorni, inezie.

Ecco.

Rilassiamoci e viviamo sereni, viviamo e lasciamo vivere.
Il Maestro ha conquistato Barcellona. Fiesta!!!
Tapas, cerveza, sangria 
(shhh non  mi piace la sangria voi fate come se avessi accettato, fate gli indifferenti, sorridete e continuate a ballare, OLE'!)
Approfitterei di questo momento di ebrezza e di ubriachezza per confessarvi una cosa della mia infanzia che pochi sanno.
Per farmi coraggio, nel tentativo di trovare divagando a dovere, il tempo ed i modi adatti a cotanta confessione, parto col dirvi che il mio più grande desiderio sarebbe rincontrare quei tamarri.
Vorrei chiedere loro che cosa ne pensassero di quello sparuto (e denutrito) manipolo di vicini villeggianti, così vicini così lontani, ma soprattutto così inadatti a godere dei piaceri della villeggiatura.
Sia ben chiaro: nessuno ci ha mai detto di non giocare coi tamarri ed escludo che qualcuno dei tamarri avesse detto ai loro ragazzi di non giocare con noi.
C'erano proprio degli impedimenti oggettivi:

  • Impedimenti fisici- io pesavo più o meno come una coscia di uno di loro, a parità di età!
  • Impedimenti visivi- loro potevano correre in lungo e in largo sulla spiaggia, noi potevamo spingerci sin dove i genitori ci potevano vedere;
  • Impedimenti sonori- loro potevano alluccare a piacimento anche perché così le mamme li sentivano e potevano farsi sentire in ogni momento da ogni dove, noi dovevamo parlare sottovoce per non disturbare i vicini (che erano loro! vai a capire...);
  • Impedimenti motorii- loro potevano correre in lungo e in largo sulla spiaggia giocando a pallone a qualsiasi ora, noi solo la mattina molto presto (capirai che voglia!) o la sera molto tardi
    "perché giocando a pallone si disturbano i vicini e si solleva troppa polvere"
     dicevano i nostri genitori cercandoci in un polverone tamarro che nemmeno il ghibli nel sahara.
Ma la vera differenza, la pietra dello scandalo, saltava forte agli occhi al momento del bagno.
Oh, eravamo al mare.

Loro potevano fare una quantità di bagni infinita rispetto ai nostri tre lanciando, tra l'altro, ombre lunghe -come sono le ombre del dubbio e dei tramonti- sulla fondatezza della famosa teoria "dopo mangiato aspetta tre ore o muori" che risultava difficilmente sostenibile (almeno da un punto di vista scientifico, perché quando vuole avere ragione mia madre è in grado di sostenere ogni cosa!) alla luce di quanto mangiavano loro e quanto dovevamo aspettare noi.

E così, mentre noi aspettavamo, loro si lanciavano in acqua in formazione compatta, sollevando a suon di sonore panzate onde di tsunami che levati si nun ti vuo' affucà!
Noi entravamo in acqua in modo composto, bagnandoci prima i polsi, la pancia ed il collo
sempre, tranne quando...salivamo sul canotto.
Canotto arancione supersantos, mio padre ai remi tipo schiavo, io, mia sorella e mio cugino potevamo salire a bordo
MAAAAA
ad una condizione: 
INDOSSARE IL GIUBBOTTO DI SALVATAGGIO.
Il giubbotto. Di salvataggio. Sop'o canott.
E ho detto tutto.



martedì 28 febbraio 2017

SCUSI, SCENDE ALLA PROSSIMA?

Amo la gente, non tutta tutta, ma in generale la gente mi interessa, mi incuriosisce.
Diciamo così, a meno che tu non me ne dia motivo, cara la mia gente, io non ti odio.

E così è stato che, entrando in metro, ho aguzzato l'orecchio, ho ruotato l'occhio a sinistra e l'ho visto:
Coppoletta scura, baffi, armonica a bocca, scatolettina di monete ad accompagnare il ritmo della melodia, gilet nero, pantaloni scuri di fustagno.

D'istinto me ne sono allontanata, come se una vocina sottile mi avesse sussurrato "vai, bella"
Ho messo due vagoni tra me e lui.
E invece no.
Mentre guardavo le scarpe psichedeliche di una ragazzina, alle mie spalle, una voce baritonale
"Signorina, mi scusi"
"Si"
Baffi
"Qual è la fermata per la felicità"
Touchée! AH!
"Eh, bella domanda, non lo so. Ma mi sa che nessuno lo sa. Mi sa che tocca provarle tutte"
Neri, i suoi occhi sono neri.
"Sagace! (ha detto sa-ga-ce)
di solito la gente guarda il tabellone per cercare la fermata, la gente non ascolta!"
Lui lo chiede, perché alla felicità non ci crede più ma, magari, qualcuno lo sa dove si trova.
"Vede signorina, ho visto la felicità per un attimo, l'ho seguita, e quando ho allungato la mano per prenderla non c'era più. Davanti a me si è aperto un baratro (ha detto ba-ra-tro) nero e ci sono caduto dentro. E non ne uscirò mai più"

Non ho trovato parole che non suonassero stupide.
Alcune sono riuscita a tacerle, a onor di decenza.
Solo tanti auguri, di cuore, che almeno torni la speranza.

"Piacere sono Daniel"
"Piacere mio, sono la Cincia"

mercoledì 15 febbraio 2017

I CONTI NON TORNANO

Nelle ultime 48 ore, sono stata amabilmente "importunata" da 3 ottuagenari.
Al ristorante, alla cassa del supermercato.

Ora, mentre son qui a riporre generi di conforto e di prima necessità, faccio 2 conti:
3*8=24
24/4=6

Non dico tutti e 6 ma almeno 2 40enni potrebbero prendere qualche ripetizione.

lunedì 6 febbraio 2017

TAMARREIDE NUMMERO "B!"

Perché ogni promessa è un debito.
Avevo promesso che avrei scritto una puntata per ogni concerto, per accompagnare il Maestro nella sua conquista dell'Italia.
Peccato che le date fossero un po' ravvicinate,
"peccato" che io in quel periodo stessi lavorando  (sempre a sprazzi, ma più si che no, diciamo così)
peccato che non c'è niente come fissar scadenze per minare il campo dove fioriscono i miei buoni propositi.
Ciò detto saldo il debito con un pagamento a quasi 60gg il che fa di me una splendida pagatrice. (Ditelo ad Equitalia, mi raccomando. Dovessi mai aver problemi un giorno, non si sa mai!)
E lo saldo accompagnando il Maestro nella sua conquista dell'EUROPA!

Ebbene si: LONDRA è caduta e ne ho le prove

Allora, ho perso il segno, dov'ero rimasta? ah, ci sono!Tortora/Praia a Mare anni '80/'90

Ho visto i miei vicini avvicinarsi da lontano, li ho accolti al grido di "Papà papà guarda: la processione". Niente madonne da far salpare al tramonto, tra inni di giubilo, su barche multicolori ricolme di fiori; solo una lunga colonna di auto che apriva la strada all'ammiraglia, quella che portava sul tetto il pezzo più sacro: a poltrona r'a nonna!

Terrore negli occhi di mio padre, panico e paura negli occhi di mia madre e mia zia, tentativo scomposto di fuga dei miei prozii (perché, a conti fatti, manco noi scherzavamo in quanto a vacanze in compagnia).
Io li ho amati, subito! E sono stata ricambiata! A loro devo molto, sono loro che mi hanno insegnato che un altro modo (e dico modo) è possibile, anche se, con un po' di moderazione è meglio.

Veniamo al sodo, il tema del giorno è: IL CIBO
Il tamarro non mangia, il tamarro si abboffa con grande soddisfazione, a qualsiasi ora del giorno e della nottte.
Non che noi fossimo a dieta, è che per i miei il contegno è valore.
Ai giovani tamarri, in spiaggia, gliel'accattavano la "fella di cocco"
A NOI NO!"ma chissà con che acqua la sciacquano"
Ai giovani tamarri, la domenica pomeriggio,in spiaggia, a merendina (dopo tutta la merce che si erano sfrattati a pranzo), la nonna gliele accattava le "graffe"
A NOI NO!" ma chissà con che olio scadente, uso e riuso, sono state fritte"

Durante le cene con gli amici del mare A NOI BAMBINI (mmmmm e non vi dico quanto odiavo 'sta cosa dei bambini!) prima ci davano le pizze fritte, poi gli spaghetti con le vongole e solo dopo, infami, uscivano l'impepata di cozze "tanto i bambini hanno già mangiato!"
Ribadisco: infami!
Se non fosse che a me le cozze mi sono sempre piaciute assai...
nel mio piatto ne arrivavano 3 ( e dico tre) "perché ai bambini le cozze fanno male!!!!"
contrattando potevo arrivare fino a 5.
Si, le cozze a casa mia vanno dispari...come le rose.

Se non fosse che, una sera, mi bastò girare l'angolo della casa per affacciarmi sul dehors dove servivano la cena i miei amati e scoprire, con mia grande meraviglia, che loro le cozze " e ccacciavanu cu 'a conca*"

Ho stampata nella mente l'immagine, ni-ti-da, di me in punta di piedi, con gli occhi sgranati, la mascella pendula, e le manine attaccate alla rezza**
Alla mia vista, i vicini, devono essersi molto preoccupati tant'è che il signore tamarro mi ha guardata, è venuto verso di me, e subito mi ha chiesto
"ma hai mangiato???"
"si", ho detto io "ma mamma le cozze così non me le dà"
"e come te le dà?????" ha detto lui
"mamma me ne dà 3" ho risposto io
"3????????"  credo di averlo sconvolto. Non credo che fino a quel momento avesse mai valutato nemmeno lontanamente la possibilità di contare le cozze.
"ma vieni a mangiare con noi" ché non si dica che il signore tamarro peccasse in generosità
"no,grazie, non posso" ho detto io
"ti vengo a prendere io?" ha detto lui
"no, grazie, mamma non vuole" ho detto io
"ti mando a mia figlia?" ha detto lui, incalzate
"no, grazie, mamma non mi manda" ho detto io
"ti mando a piglia' r'a  nonna?" ha detto lui, sempre più incalzante
"no, è che poi mamma quando torno si arrabbia di più" ho detto io

"E allor' aspiett"
E fu così che il signore mi proscette*** le cozze da sotto la rezza**
Prontamente sradicata per l'occasione, ça va sans dire.

Sempre grata!
Perché da quel giorno so che che un altro modo (e ridico modo) è possibile, anche se, con un po' di moderazione, forse, è meglio.


*dicesi conca il catino -di svariate misure ma comunque più è grande e più fa conca- blu con i doppi manici
**dicesi rezza la rete metallica o in pplastica utilizzata generalmente per delimitare una proprietà
***dal verbo proscere, porgere (e dai che è facile, si capisce su!)

mercoledì 1 febbraio 2017

NOI SIAMO PICCOLI MA CRESCEREMO

E allora virgola, ce la faremo!

A questo punto, mi sento di metterci un "forse".
O forse sarebbe meglio un "punto interrogativo"?

E allora virgola, ce la faremo?

BAH!
Al momento ho delle perplessità, condite con una vaga sensazione di disillusione in salsa chitemmuort.

Siamo animali sociali,si: cerchiamo la compagnia, l'appartenenza, l'identificazione, la rappresentanza.
Siamo animali sociali, si: soffriamo l'esclusione, la discriminazione, l'isolamento.

Ed é così che dall'asilo, al catechismo, alla compagnia della scuola, all'azione cattolica, alla squadra sfigata con cui ci si ostina a perdere ogni torneo,  al coro della chiesa, alla band scalcinata che non tiene il tempo manco per sbaglio, all'università, all'associazione professionale, all'equipe di lavoro, alla folta schiera di friggitori di patane della proloco,
finché morte non ci separi,
il miglior modo che troviamo per esorcizzare la nostra esclusione e sentirci parte di qualcosa di forte è escludere qualcun altro ed aizzargli contro il gruppo?

Bravi! I miei più vivi complimenti!