mercoledì 1 febbraio 2017

NOI SIAMO PICCOLI MA CRESCEREMO

E allora virgola, ce la faremo!

A questo punto, mi sento di metterci un "forse".
O forse sarebbe meglio un "punto interrogativo"?

E allora virgola, ce la faremo?

BAH!
Al momento ho delle perplessità, condite con una vaga sensazione di disillusione in salsa chitemmuort.

Siamo animali sociali,si: cerchiamo la compagnia, l'appartenenza, l'identificazione, la rappresentanza.
Siamo animali sociali, si: soffriamo l'esclusione, la discriminazione, l'isolamento.

Ed é così che dall'asilo, al catechismo, alla compagnia della scuola, all'azione cattolica, alla squadra sfigata con cui ci si ostina a perdere ogni torneo,  al coro della chiesa, alla band scalcinata che non tiene il tempo manco per sbaglio, all'università, all'associazione professionale, all'equipe di lavoro, alla folta schiera di friggitori di patane della proloco,
finché morte non ci separi,
il miglior modo che troviamo per esorcizzare la nostra esclusione e sentirci parte di qualcosa di forte è escludere qualcun altro ed aizzargli contro il gruppo?

Bravi! I miei più vivi complimenti!




8 commenti:

  1. Quello che descrivi è un modo. Meschino, ovviamente.
    L'altro è quello di creare il gruppo.

    Moz-

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    1. si,un gruppo non si crea una volta per tutte, ogni volta è una fatica di Sisifo, mannaggia a loro.

      vero è che anche queste "aggressioni" sono funzionali, servono al gruppo stesso per sviluppare gli anticorpi, per verificare le basi, per misurare le forze e la motivazione.
      ma che faticaaaaa ufffffff

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  2. Neppure i cani mi piacciono ringhiosi, tu pensa, ma caro mi è il coro

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    1. Giustifico solo i gruppi di adolescenti.
      Loro sono ringhiosi a tratti, scomposti, teneri ma se ne vergognano...non sanno nemmeno da che parte sono girati.
      E allora si, può far parte del gioco delle parti.
      Certo che poi vanno aiutati, sostenuti, indirizzati etc etc etc
      Gli adulti no. Gli adulti li prenderei a calci nel culo (detto proprio papele papele papele )

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  3. Creiamo e scegliamo gruppi che ci accolgano, compagnie che ci ascoltino, partiti che ci votino, mogli che ci comprendano, blog che commentino, film che ci coinvolgano, gruppi di lavoro che ci dicano che siamo bravi, hobby che ci esaltino. Noi agli altri? Poca roba in realtà... almeno io... ben poca roba...

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    1. Si, non posso dire che tu non abbia ragione, però il tuo è un altro capitolo

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  4. Se sentirsi parte integrante di un gruppo è la conditio sine qua non per far "crescere" il gruppo e noi stessi in "bellezza", aizzare discordie in un gruppo è tentare di far scendere i componenti di un gruppo al livello di chi aizza la discordia. Fromm li chiamava portatori d'odio, e speso lo sono "a loro insaputa", nelsenso che sono il prodotto di quel che nella vita hanno vissuto. (mi spiego: se una persona ha vissuto in un ambiente dove le liti, e/o la violenza, e/o denigrazione era pane quotidiano hanno, alla fine, introiettato questo come unico modello comportamentale)
    Forse si può provare a mostrare loro i risultati delle loro aioni, sperando che questo li aiuti a prenderne coscienza, ma credo che la miglior cosa da fare è di allontanare questo genere di persone, almeno così suggeriscono gli psicologi :) e non solo loro. Uno degli insegnamenti del Dalai Lama è questo :Lascia andare le persone che solo condividono lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.

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    1. Quello che spesso succede è che la parte "sana" del gruppo si fa la mappatella e se ne va.
      Che è già qualcosa, piuttosto che subire.

      Lì dove non si può andar via (scuola, squadra, lavoro, associazioni varie) è più complesso.
      Mi si è stretto il cuore quando una ragazzina dopo due ore di laboratorio allucinanti mi ha detto " ma io sono rassegnata, fanno sempre così.
      Non si sforzi, non insista.
      Tanto ormai siamo in terza, io sopporto fino a giugno tanto poi basta!"

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