Dicevano di me “E’ una bambina meravigliosa, dove la metti sta!”
Mica la capivo troppo sta’ cosa però…
i grandi erano loro, no? E non sono forse loro quelli che sanno le cose?
Adesso che quella grande sono io tocca a me far finta di aver capito.
Sono cresciuta legata a una catena, una catena magica mi sa,
perché man mano che io crescevo cresceva anche lei:
Io diventavo più alta, più forte e le sue maglie diventavano più resistenti;
Io diventavo “più grande e più matura” e lei si allungava, in modo da poter andare sempre un po’ più in là, sempre un po’ più lontano…
Il più lontano possibile!
Un bel giorno, non ricordo di preciso quale, qualcuno mi ha detto “ avrai una sorellina, sei contenta?
Una sorellina per giocare, pensa che bello!”
E un bel giorno, e questo me lo ricordo, cavoli se me lo ricordo, i miei mi hanno presa di peso
-neanche fossi una bambolina, un mucchietto di chiodini rimasti sul pavimento da spalettare via-
e piantata a casa di zia per andare a prendere la sorellina!
Il fatto che nel mio dialetto quando nasce un bambino si dice che ”la mamma se lo è comprato” sicuramente complica un po’ le cose…
Chiariamoci subito: quella non era una sorellina, quella non era neanche una bambina, quella era un mostro!
Più che urlare e strepitare a qualsiasi ora del giorno e della notte non faceva.
E poi, come si può giocare con qualcuno che non si può neanche toccare perché è piccola,
che ha sempre ragione perché è indifesa, perché non sa parlare, perché non sa camminare?
…comprarne una con meno difetti no?
Ma io non ero una bambina meravigliosa?
Evidentemente non ero più “abbastanza meravigliosa”…
Non avevo scelta:
spostarmi un po’ più in là a cercar qualcuno che mi trovasse ancora un po’ meravigliosa
ma soprattutto diventare sempre più brava, più buona , più educata in modo che la mamma potesse riconoscermi e venirmi a prendere per riportarmi a casa.
Una volta innescato il meccanismo è perverso, non si arresta.
E fu così che nel giro di pochi anni, 18 più meno, mi ritrovai quasi sul confine di stato.
E’ passato del tempo prima che cadessi rovinosamente pestando il muso…
Ma in cosa diavolo ero mai inciampata? Toh, una catena, ma di chi è?
Ancora una volta non avevo scelta:
o restare attaccata alla catena o risalirla tutta fino... fino a dove? Fino a chi?
Maglia per maglia, come un alpinista, ho iniziato la mia risalita.
Prima con mano tremolante ed insicura, poi acquistando fiducia nella mia forza e nelle mie mani.
E a un certo punto mi sono addirittura concessa il lusso di sbagliare e di non continuare da sola, di farmi aiutare da altre mani:
mani amiche, mani sconosciute, mani innamorate…nei loro palmi mi rifletto e riesco a leggere il mio presente e sognare il mio futuro.
E più passa il tempo più mi avvicino al perno che regge la catena,
più mi avvicino al centro del mio cuore e più divento davvero io,
davvero meravigliosa!