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lunedì 20 marzo 2017

BESTIE DI SCENA

[Bestie di scena di Emma Dante]


Così, nudo e crudo.
Nudo come è il corpo, crudo come è lo sguardo.
Il mio sguardo posato impietosamente su me stessa quando mi sono accorta di quanto avessi chiamato a raccolta tutto ciò che so, tutto ciò che ho imparato, tutto ciò che ho compreso,
tutto,
pur di non sentire l'unica cosa che c'era da sentire: la vergogna.

Un faro sparato addosso,
uno schiaffo in piena faccia,
uno sputo negli occhi.

Guarda. Guardati.

Siamo così belli quando ci riduciamo ad essere quello che siamo,
vulnerabili.
Ridursi all'essenziale è faticoso, a tratti doloroso, mai liberatorio.

Nel rendermi vulnerabile li ho amati.
Ciò che ci può liberare, forse, è la responsabilità.
E di niente posso essere responsabile se non dei miei occhi.





lunedì 6 febbraio 2017

TAMARREIDE NUMMERO "B!"

Perché ogni promessa è un debito.
Avevo promesso che avrei scritto una puntata per ogni concerto, per accompagnare il Maestro nella sua conquista dell'Italia.
Peccato che le date fossero un po' ravvicinate,
"peccato" che io in quel periodo stessi lavorando  (sempre a sprazzi, ma più si che no, diciamo così)
peccato che non c'è niente come fissar scadenze per minare il campo dove fioriscono i miei buoni propositi.
Ciò detto saldo il debito con un pagamento a quasi 60gg il che fa di me una splendida pagatrice. (Ditelo ad Equitalia, mi raccomando. Dovessi mai aver problemi un giorno, non si sa mai!)
E lo saldo accompagnando il Maestro nella sua conquista dell'EUROPA!

Ebbene si: LONDRA è caduta e ne ho le prove

Allora, ho perso il segno, dov'ero rimasta? ah, ci sono!Tortora/Praia a Mare anni '80/'90

Ho visto i miei vicini avvicinarsi da lontano, li ho accolti al grido di "Papà papà guarda: la processione". Niente madonne da far salpare al tramonto, tra inni di giubilo, su barche multicolori ricolme di fiori; solo una lunga colonna di auto che apriva la strada all'ammiraglia, quella che portava sul tetto il pezzo più sacro: a poltrona r'a nonna!

Terrore negli occhi di mio padre, panico e paura negli occhi di mia madre e mia zia, tentativo scomposto di fuga dei miei prozii (perché, a conti fatti, manco noi scherzavamo in quanto a vacanze in compagnia).
Io li ho amati, subito! E sono stata ricambiata! A loro devo molto, sono loro che mi hanno insegnato che un altro modo (e dico modo) è possibile, anche se, con un po' di moderazione è meglio.

Veniamo al sodo, il tema del giorno è: IL CIBO
Il tamarro non mangia, il tamarro si abboffa con grande soddisfazione, a qualsiasi ora del giorno e della nottte.
Non che noi fossimo a dieta, è che per i miei il contegno è valore.
Ai giovani tamarri, in spiaggia, gliel'accattavano la "fella di cocco"
A NOI NO!"ma chissà con che acqua la sciacquano"
Ai giovani tamarri, la domenica pomeriggio,in spiaggia, a merendina (dopo tutta la merce che si erano sfrattati a pranzo), la nonna gliele accattava le "graffe"
A NOI NO!" ma chissà con che olio scadente, uso e riuso, sono state fritte"

Durante le cene con gli amici del mare A NOI BAMBINI (mmmmm e non vi dico quanto odiavo 'sta cosa dei bambini!) prima ci davano le pizze fritte, poi gli spaghetti con le vongole e solo dopo, infami, uscivano l'impepata di cozze "tanto i bambini hanno già mangiato!"
Ribadisco: infami!
Se non fosse che a me le cozze mi sono sempre piaciute assai...
nel mio piatto ne arrivavano 3 ( e dico tre) "perché ai bambini le cozze fanno male!!!!"
contrattando potevo arrivare fino a 5.
Si, le cozze a casa mia vanno dispari...come le rose.

Se non fosse che, una sera, mi bastò girare l'angolo della casa per affacciarmi sul dehors dove servivano la cena i miei amati e scoprire, con mia grande meraviglia, che loro le cozze " e ccacciavanu cu 'a conca*"

Ho stampata nella mente l'immagine, ni-ti-da, di me in punta di piedi, con gli occhi sgranati, la mascella pendula, e le manine attaccate alla rezza**
Alla mia vista, i vicini, devono essersi molto preoccupati tant'è che il signore tamarro mi ha guardata, è venuto verso di me, e subito mi ha chiesto
"ma hai mangiato???"
"si", ho detto io "ma mamma le cozze così non me le dà"
"e come te le dà?????" ha detto lui
"mamma me ne dà 3" ho risposto io
"3????????"  credo di averlo sconvolto. Non credo che fino a quel momento avesse mai valutato nemmeno lontanamente la possibilità di contare le cozze.
"ma vieni a mangiare con noi" ché non si dica che il signore tamarro peccasse in generosità
"no,grazie, non posso" ho detto io
"ti vengo a prendere io?" ha detto lui
"no, grazie, mamma non vuole" ho detto io
"ti mando a mia figlia?" ha detto lui, incalzate
"no, grazie, mamma non mi manda" ho detto io
"ti mando a piglia' r'a  nonna?" ha detto lui, sempre più incalzante
"no, è che poi mamma quando torno si arrabbia di più" ho detto io

"E allor' aspiett"
E fu così che il signore mi proscette*** le cozze da sotto la rezza**
Prontamente sradicata per l'occasione, ça va sans dire.

Sempre grata!
Perché da quel giorno so che che un altro modo (e ridico modo) è possibile, anche se, con un po' di moderazione, forse, è meglio.


*dicesi conca il catino -di svariate misure ma comunque più è grande e più fa conca- blu con i doppi manici
**dicesi rezza la rete metallica o in pplastica utilizzata generalmente per delimitare una proprietà
***dal verbo proscere, porgere (e dai che è facile, si capisce su!)

giovedì 24 novembre 2016

TAMARREIDE NUMMERO "A!"

Tony Tammaro alla conquista dell'Italia - 24/11- Bologna

Prologo
Così come la realtà, nelle sue molteplici forme, altro non é che un'emanazione dell'Essere
così i Tamarri sono una manifestazione transnazionale, transculturale, transgenerazionale della stessa realtà ultima: la Tamarriz(z)ia!

Orsù amici, diversamente nordici e/o diversamente sudici, non cedete all'illusione della frammentazione: essa è trappola che vi induce a credere di non poter capire. 
Arrendetevi, abbandonatevi al flusso e allora si che comprenderete e conoscerete. 

Il primo passo verso la conoscenza
Come Saulo folgorato sulla via di Damasco ebbi i primi contatti con la realtà Tamarra lungo la Salerno- Reggio Calabria, più precisamente tra Tortora Lido e Scalea
In verità in verità vi dico che a Scalea Scalea non ho mai trascorso l'intera vacanza, a limite ci portavano alle giostre! Noi ci fermavamo a Tortora/Praia a Mare dove la densità di popolazione era inferiore e quindi i contatti più mediati, quasi come riverberati attraverso un velo che solo a tratti, inaspettatamente, si squarciava.
Generalmente a squarciarlo era un allucco potente, un grido, più raramente una musica ma comunque potente pure quella.

A quei tempi sul lungo mare di Tortora -così come un tempo i pescatori sulle sponde del lago di Tiberiade- c'era un venditore di cocomeri che arrivava ogni mattina con un trerrote scuscinato.
Egli era talmente sfasulato da non avere nemmeno una radio (quelli col camion ce l'avevano!) così che "da dentro all'altroparlande" cantava e allucava, alluccava e cantava lui stesso.
E' stato il primo Tamarro che mi ha voluto bene.
Sono sempre stata incline al nuovo ed all'avventura, in qualsiasi forma si presentasse cosicché, quando il venditore di cocomeri mi ha detto " te ne vuoi venire con me a vendere i cocomeri con il trerrote?" , lui mica si aspettava che io rispondessi "si!" e provassi a salire sul mezzo.
Mi ha preso per mano, mi ha portata da mia madre e con una discreta cazzima le ha detto
"signò però vui vv'avita sta cchiu accuort a sta bambina. Chella senne fuje, s'a portane, a perdite!"


lunedì 11 maggio 2015

GHADAMES

La perla del deserto!

Non starò a dirvi di come e quando sono tornata lì ché certe volte, attraversare lo spazio e il tempo è un lampo.

Ghadames, la perla del deserto.

Non se ne possono varcare le porte senza essere accompagnati.
Il dittatore supremo ha deciso che non era più il caso di abitarla,
troppo bella per lasciarla vivere.
Meglio deportare tutti i suoi abitanti nella città moderna fondata per l'occasione e farne un bel museo a cielo aperto...patrimonio dell'unesco, per carità.

Gadhames, la perla del deserto.
Un dedalo di stradine in terra battuta che serpeggia tra un continuum di case talmente bianche da ferirti gli occhi, c'è di che perdersi ad ogni passo.
Sembra che non ci sia senso alcuno in quell'andare se non il deliberato desiderio di disorientare ogni sguardo estraneo,
 e invece ti muovi seguendo la brezza fresca, l'umidità dell'aria.
E quando non te lo aspetti più si apre una piazza e nei tuoi occhi entra il cielo.


E poi ancora dedali e poi ancora una piazza e tutto intorno scranni dove gli uomini, in rigoroso ordine gerarchico, si sedevano per godere del fresco, per chiacchierare, per intrecciare i fili del loro mondo di uomini visto dagli uomini.

Devi entrare in casa per una porticina stretta e bassa, 
devi andare oltre l'alcova, 
devi salire una scaletta ripida e stretta, e poi ancora un'altra che gira oltre il corridoio
per poter accedere alla città delle donne.
E Gadhames, la perla del deserto, adesso si, è lì ai tuoi piedi.


La città delle donne si svela sotto lo sguardo blu del cielo.
La strada si fa di passo in passo, di ballatoio in ballatoio, di terrazza in terrazza, tra ponticelli, scalette, passaggi arditi.
E senti ancora l'eco  delle vite e delle storie che passano di mano in mano, di bocca in bocca.

E quando per sbaglio o per curiosità ti capita di guardar giù
quello che vedi è un uomo solo, seduto e inerme, che rimane a guardare quel che non c'è più.








mercoledì 1 aprile 2015

PENELOPE ALLA GUERRA

FARE è uno stato attivo. E' un'affermazione positiva. Ho il pieno controllo e procedo verso uno scopo o una speranza o un desiderio. Non c'è paura. nei termini di una relazione, va tutto bene, tutto è tranquillo. Sono una buona madre. Sono generosa e premurosa -sono colei che dà, colei che provvede. E' il "Ti amo", qualunque cosa accada.

DISFARE è sfasciare. Il tormento che le cose non siano a posto e l'angoscia di non sapere che fare. Nel tentativo di trovare una risposta, può aversi una distruzione totale, oppure una terribile violenza, digradante in depressione. Si resta immobili di fronte al montare della paura E' la vista del fondo del pozzo. Nei termini di una relazione con gli altri, ci è rifiuto totale e distruzione. E' il ritorno del rimosso. Getto via le cose, le rompo, i rapporti sono spezzati, Sono la cattiva madre. E' la sparizione dell'oggetto amato. La colpa spinge ad una profonda disperazione e passività. Ci si ritira nella propria tana per elaborare una strategia, riprendersi, riorganizzarsi.

RIFARE significa che è stata trovata una soluzione al problema. Può non essere la risposta definitiva, ma c'è un tentativo di andare avanti. Ci vedi più chiaro. Sei di nuovo attivo. Hai ritrovato fiducia. Nei rapporti con gli altri, riparazione e riconciliazione sono state raggiunte, Le cose sono tornate alla loro normalità. C'è di nuovo speranza e amore

[Louise Bourgeois]



Perché il plasmare, il trovar forma, per me è un viaggio etico e non estetico.


domenica 2 novembre 2014

CULTURA E S-CULTURA

Se te lo dico è perché ti voglio bene. Milano mia, così non va.

Niente di nuovo. 
Niente che possa innescare una miccia, infiammare i cuori, accendere una discussione.

Tutto calmo. Tutto tranquillo. 

Minestrine riscaldate per palati ben addomesticati.
Passatine di cultura per le dentiere delle signore col giro di perle.

AriChagall-AriKlimt-AriVanGogh-Aridajecogl'impressionisti!

Gia-co-met-ti.
Ti dice niente?
Non che sia proprio un'avanguardia, avrebbe spento quest'anno 113 candeline (gran bei polmoni gli scultori!), però è un grande.
Ed io lo amo appassionatamente.

E proprio perché lo amo questa non te la perdono.

Tre sale al GAM, allestite come l'esposizione delle bomboniere nella vetrinetta della nonna.
Mancano solo i centrini a crochet appuntati con gli spilli.
Peccato non averci pensato, in questo ti saresti superato caro il mio allestitore.

Cultura...S-cultura...Adesso t'ho capito!





domenica 28 settembre 2014

IO AMO QUESTA DONNA #1


Lo spettacolo era iniziato da poco, in modo imprevisto, a luci ancora accese, mentre ancora si stavano abbassando le tapparelle. 
Mi piace il ronzio elettrico di quelle tapparelle. Me ne stupisco ogni volta che vado a teatro "presto". Ed ogni volta sono contenta di questo annuncio fuori dalle righe eppure, ormai, familiare.
Non l'ho vista, lo giuro. Ho solo sentito che qualcuno c'era, alla mia destra.
Emma. Come materializzata, appoggiata allo stipite della porta.
Si, materializzata. Perché lei è densa; picché essa "s'o futt'o chiummu!"

E da lì è discesa per poi salire sulla scena come sulla montagna.
Tre gradini che separano l'oggi dall'eterno, il quotidiano dall'extraquotidiano, il dentro e il fuori, il reale dal sogno ad occhi aperti.


No, non è per misantropia né superbia, è proprio che io certi viaggi, a teatro, certi incontri, voglio farli da sola. Mi sento più libera, di perdermi,  di ritrovarmi, di emozionarmi. 
Se ho invitato qualcuno mi sento in dovere di esserci, almeno un po', almeno ogni tanto e invece non mi va.
Almeno non sempre e comunque non in questo caso.
E se mi invitano è peggio, mi sento in dovere di esserci, almeno un po', almeno ogni tanto e invece non mi va.
Ed è per questo che gli ho detto una bugia.
Nessuno, Lui,  ne ha dette a bizzeffe: ha lastricato la sua vita di "astuzie" e per queste è passato alla storia mo proprio a me non volete concedere nemmeno il beneficio della legittima difesa?

Come glielo spieghi che da quando entri in quella sala non sei più la stessa?
Come glielo spieghi che avresti voluto alzarti per toccare il profilo di Polifemo che, fermo sulla scena, sembra proprio scolpito nel basalto?
Come glielo spieghi che ti commuovi fino alle lacrime davanti a Penelope ed alla sua tela, ma che più di tutto ti commuove lo stesso farsi della tela?

Finito tutto, ma tutto, finiti gli applausi, tutti!, vado via con calma, quasi dondolando, mantenendomi a distanza di sicurezza dalla gente.
Avrei potuto chiedere a Odisseo se, per caso, gli era avanzata un po' della cera che si era fatta colare nelle orecchie per non sentire il canto delle sirene.
Io, quando esco dal teatro, non amo sentire parlare.

"allora? ti è piaciuto?"
la stessa stupida volgarità di chi lo chiede dopo aver scopato!


domenica 13 aprile 2014

DOPO MATTATOIO N°5

...SPAGHETTINO N° 3

Pasta?
Pasta!

Ho troppa fame, questa ci mette troppo tempo cuocere, meglio questi. ça va?
ça va!

Ha preso una pentola bella alta, ci ha messo dentro due dita d'acqua, del sale grosso preso da una graziosa ciotolina arancione e poi giù un abbondante giro d'olio d'oliva.
E fin qua, per quel che ne so io, va benissimo anche per togliere l'affascino.

Ha preso una pentola bella bassa, ci ha messo dentro dell'olio d'oliva e poi giù una bella bottigliata di passata di pomodoro.
ok,comincio a capire.

Da qui in poi, immaginatevi ai fornelli la dea kalì.

Nella pentola alta alta ci è finita al volo volo tutta tutta l'acqua del bollitore.

Un colpo secco e taaaaaaaaaac
mi ha spezzato a metà gli spaghettini (e con loro il cuore!)
che sono finiti dritti dritti nell'acqua bollente.

Dal frizer è sbucato quello che poi si rivelato essere un medaglione di carne trita che è stato prontamente lanciato al microonde.

Padellino. Olio.

E per gli spaghettini IL BIG BANG HA DETTO STOP
Scolapasta e via.

La trita nell'olio, veloce!
E giù mazzate col cucchiaio di legno.
Gira gira gira
e ciaffffffffff
va' la trita che è finita nel sugo.

...e va' gli spaghettini che sono ancora nello scolapasta.

Tapini loro, avran mica preso paura per qualche cosa?
Sarà mica per questo che quando hanno visto il forchettone gli si sono attaccati intorno tuttiinsiemevicinivicini?

Ma io ho messo l'olio? Ma come si fa per non far attaccare la pasta?
ehhhhhhhhhh mon cher

E comunque ieri sera l'ho sentito...per cena cucinava lasagne







lunedì 10 febbraio 2014

PER PIACERE NON SPARATE SUL PIANISTA E DUE

non perdete di mira la donna del cantante
e sappiate che questo post ha un mandante "RED"
per qualsiasi cosa prendetevela con lui!

Ciodetto, andiamo avanti!
C'era un tavolo moooolto basso,
ed un divanetto moooolto basso pure lui.
Ed erano in tre su quel divanetto da due:
La mamma ed il papà del bassista (almeno, secondo i miei studi di fisiognomica e secondo la mia assoluta quanto proverbiale incapacità di guardare le persone senza farmi un film ed anche una bella manciatina di cazzi loro,la sciura era ugualeugualeuguale al bassista!) ed in mezzo LEI, la donna del cantante.

La signora meravigliosa nel suo essere signora!
Imponente, di pelliccia (sintetica, brava signora!) munita, capelli bianchi splendenti, truccata il giusto, splendida la collana (se l'avessi indossata io probabilmente non sarei riuscita neanche ad alzarmi dalla sedia ma sorvoliamo).
Il  signore composto, discreto.
Lei...sciapina pora stellina, quel che va detto va detto.
(e invece isso, il cantante, è figo, nettamente figo!
 l'ho già detto che quel che va detto va detto?ok. L'ho detto.)
Lei...si è dimenata tutta sera, ha saltellato e e si è sgolata, sul divanetto da due diviso per tre con la signora di classe e imponente che ad ogni sussulto vedeva la madonna (secondo me!)
A ripensarci bene facevano un po' effetto bimbo in mezzo nel lettone che sfrantega i santissimi.

Tesoro mio non puoi esaltarti così, e neanche saltarti così e basta!;
tesoro mio non ce li hai più quindici anni;
tesoro mio LUI sta cantando le canzoni di Jannacci
...ops...perché tu lo sai che non le ha scritte lui vero?

La cosa più bella della serata? lo sguardo tra l'attonito e l'allibito della signora che guardava LUI (IL cantante) poi guardava LEI (l'adorante sobbalzante urlante sventolante asciugante)
poi si metteva la mano in fronte e scuoteva sconsolata il capo in tutta la sua bianca fulgenza.

Ah, poi seduta sul un puff, c'era anche la donna del tastierista.
Per quanto fosse vestita un po' come Marta Marzotto ai tempi d'oro a Cortina mi è passata nettamente in secondo piano, peccato. (e poi carina...ha sbadigliato che nemmeno un ippopotamo)


E si che loro sono bravi! Non è che mi sono lasciata prendere dagli eventi in cerca di qualcosa che mi distraesse dallo strazio. NO NO, SONO PROPRIO BRAVI!



giovedì 4 luglio 2013

OLTRE

Oltre la paura di essere nuda davanti al boia.
Oltre la vergogna di essermi masticata e poi sputata.

Nuda. Tanto non mi guardi.
Nuda. Tanto non mi vuoi.
Nuda. Avanzo inesorabile tra le fauci del boia.

Un centimetro, ancora uno.
Sono arrivata fin qui e non è successo niente.
Un centimetro ancora, uno.

Brividi. E' freddo, non è paura.
E così mi sento:
ti sfido e fremo, mi sfido e non capisco.

Nuda. Tanto non mi guardi.
Nuda. Tanto non mi vuoi.
Cieca. Tanto non mi vedi.

E nemmeno io ti vedo.
Guardo solo la mia mano.
E sono tuta nella punta di quelle dita.

Qui. Ora o mai più.
Qui. Davanti a tutti e davanti a nessuno.
Nuda. Apro gli occhi e sento forte di essermi salvata.

sabato 6 ottobre 2012

AU MARCHE'

La signora pugliese ha colpito ancora.

Mi dà un po' di cicoria? un mazzetto direi
"UN MAZZETTO??? E CHE TI MANGI, SECCA SECCA!"
 (aumentate volume e frequenza a piacimento ché tanto non sbagliate)
Credo che il 90% della popolazione mondiale, rispetto alla signora, si può definire "secca secca".
La signora ha un giro fianchi che, a volerlo, può scatenare tutti gli elementi
...altro che il battito d'ali di una farfalla in cina!
Ma la signora non è "abboffata" come, per dirne una, le americane venute su a bevande gassate e patatine fritte affogate in salse di origine a dir poco aliena.
La signora è venuta su, e anche a destra e sinistra e davanti e dietro, a risopatateecozze:
la signora è "tusizza"!

Ma quella è senape? e come si cucina? (mai paga e mai doma io)
"MEEEEEEEEEEE COME SI CUCINA...COME LE CIME DI RAPE.
CI FAI DUE SPAGHETTI E VEDI CHE TI MANGI"
E giù una borsettata di senape ché la signora, nel fare le porzioni, ha occhi e mani formato famiglia.

Porgendomi le due borse, mentre io scompaio tra le fresche frasche:
"TANTE VERDURINE FRESCHE COME PIACCIONO A NOI TERRONI"
Eccallà.

Non mi sono mai piaciuti gli amarcord da "partono i bastimenti, p' terr'assai luntane".
Non mi sono mai piaciuti gli appartamenti "noi siamo tutti di giù".
Non sono mai "dovuta partire"
Non mi sento emigrante e non posso nemmeno dire di essere viaggiatrice,
sono passati vent'anni e non ci crederebbe nessuno, nemmeno io.
Semplicemente me ne volevo andare e me ne sono andata.
Non perché GIÙ ci stessi male, non perché GIÙ mi mancasse qualcosa:
semplicemente me ne volevo andare, semplicemente volevo altro.

Se c'è una cosa che ho sempre voluto è andarmene, a prescindere da dov'ero.
Se c'è una cosa che ancora voglio è altro, a prescindere da quello che ho.
 A volte può essere un problema, a volte  una ricchezza.

Assodato che la signora, con quei fianchi, può dire tutto quello che vuole
tanto io le vorrò sempre incondizionatamente bene!
DUE le ore che ci sono volute per pulire le borsettate di verdura;
TRE le porzioni di spaghetti con la senape;
QUATTRO le porzioni di cicoria con fagioli o con fave
che offro volentieri.
Gli ospiti, ça va sans dire, portano il vino.

lunedì 17 settembre 2012

venerdì 10 agosto 2012

LO SO

meritereste di più ma...
sono le 22.31 e devo ancora chiudere la valigia!

Baci, tanti, a spaglio, a tutti.

domenica 22 luglio 2012

lunedì 2 luglio 2012

SONO TONNATA

sarà per questo che mi viene da piangere come un vitello!

Fino all'altro ieri mi tiravo la copertina sulle spalle prima di addormentarmi con un sorriso e un sospiro,
a colazione sguardo perso ad accarezzare la cima delle colline,
se con la coda dell'occhio intravedevo la rupe distoglievo subito lo sguardo...troppo urbana!

il risveglio dei sensi, tutti!
vista
udito
olfatto
gusto
tatto

un tuffo in piscina
ed uno al cuore

la fusione e l'identità,
il dettaglio e lo sfondo,
l'attrazione e la resistenza.




sabato 23 giugno 2012

VADO

sto una settimana solo con me stessa

e TORNO

Fate i bravi!

venerdì 18 maggio 2012

RIFLETTO


Vorrei tornare lì, indietro, sui miei passi
sapendo di non trovarli

E tracciarne di nuovi
sapendo che il  vento, appena mi volto, li cancellerà di nuovo.

lunedì 14 maggio 2012

STAGIONI

La primavera mi dà sonno()lenza...
io la prendo
...abb(i)occo.

mercoledì 9 maggio 2012

PICCOLE DONNE CRESCONO

En vérité chéri, c'est très mal, 
vous m'avez aimée en partie parce que, lorsque vous m'avez rencontrée,
j'étais une femme sage.
Or, depuis que je vous aime, j'ai perdu toute sagesse,
je suis devenue aussi sotte qu'une autre.


Prenez-moi telle que je serai, de toute façon.
Mon chéri, je vous aime le plus sottement du monde,
ces jours-ci.


[S.de B.]