o di tutte le giostre su cui sali per gioco e finisci in frantumi.
[Museo storico della giostra]
C'è stato un tempo in cui chi era buono era buono e chi era cattivo era cattivo.
Famiglia di mamma- buoni!
Famiglia di papà-cattivi.
Mio fratello-buono!
Mia sorella-cattiva.
In bibilioteca-buoni!
In sala giochi-cattivi.
Tossici-cattivi!
E tutti gli altri-buoni. E senza mai sognarsi di dire neanche grazie per questa bella lavata di faccia e di coscienza.
Poi a un certo punto, non saprei dire quando, è successo che quella che credevo famiglia e casa si è rivelata una giostra e, come le giostre fanno, ha cominciato a girare. Sembrava finanche divertente.
C'erano pur sempre dei punti fermi, dei baluardi di bontà, su cui fissare lo sguardo per non perdere l'orientamento.
E poi basta. I baluardi sono caduti, alcuni se li è portati via il tempo altri la malattia.
Le pareti della giostra si sono rivelati specchi ed hanno cominciato a muoversi sempre più in fretta, senza darti mai il tempo di capire se quel volto distorto dalla rabbia e dal dolore fosse il tuo o quello di tua sorella, di tua madre, di tuo padre o dei tuoi figli.
Ad ogni attacco un'esplosione di schegge. Altro dolore. Senza riuscire a capire se fa più male a te o alla persona che volevi ferire. E allora, nel dubbio, attaccare più forte e più da vicino.
E non c'è niente, niente! che mi ferisca di più della cattiveria dei buoni,
di quelli che non trovano più il tempo, la voglia, la forza o la necessità di rimbiancare il sepolcro,
di quelli che tessono la tela e a un certo punto, ti invitano pure e davanti a una pizza, parlando del più e del meno ma senza lasciarsi scappare l'occasione, tirano su sprezzanti il mento e sparano
"Comunque, nonostante tutto, noi ci siamo tutte realizzate, abbiamo una vita felice...
e jedda, invece, stai cu'e cani!"
Perché la nostra essenza si riveli servono in fondo poche cose, un paio: la stanchezza ed il dolore.